In occasione dell’anno internazionale dei legumi, la Louis Bonduelle Foundation ha ribadito l’importanza dei legumi nell’alimentazione umana, sia per le loro importanti proprietà nutritive, sia per i vantaggi che offrono dal punto di vista ecologico ed economico. La nona edizione degli Incontri, intitolata “Fame di fagioli: sguardo comparativo sul ruolo dei legumi nella dieta”, ha avuto luogo il 7 giugno 2016 a Parigi e ha riunito circa 200 partecipanti. Qui è possibile visionare gli interventi dei relatori e accedere a tutte le presentazioni. Per maggiori informazioni sul progetto, è possibile scaricate la monografia scientifica.
In breve
Nicolas Bricas, socio-economista, ha sottolineato l’importanza dell’attuale regime, con un minore consumo di prodotti animali, nonché una riduzione degli sprechi. A sua opinione, rivedere questo rapporto non sarà sufficiente per ottenere un regime alimentare sostenibile; infatti, sarà necessario verificare anche che la produzione di ortaggi sia a sua volta sostenibile.
Per lo storico Florent Quellier, l’anno internazionale dei legumi è l’occasione per riabilitarne il ruolo nella Storia. A suo giudizio, i legumi potrebbero diventare la “carne” scelta dai consumatori attenti all’avvenire del pianeta.
L’economista Marie-Benoît Magrini completa questa visione storica affermando che, nel processo di transizione alimentare che va delineandosi nei paesi occidentali, con una tendenza che mira ad attribuire un posto importante alle verdure, i legumi hanno le loro carte da giocare sia in una prospettiva di innovazioni agroalimentari, sia per iniziativa dei consumatori.
Géraldine Camilleri, vincitrice del Premio per la ricerca Bonduelle 2014, ha illustrato i risultati dei suoi lavori, sul tema dell’alimentazione intuitiva e della piena consapevolezza. Il suo studio, condotto su un vasto campione di adulti reclutati nel contesto dello studio di coorte NutriNet-Santé, evidenzia che questi fattori potrebbero favorire un’alimentazione sana e il mantenimento del peso e testimonia “l’importanza di considerare comportamenti positivi, e non solo comportamenti a rischio, nella prevenzione sia primaria che secondaria dell’obesità”.